L'artista danese Gerda Wegener: al cinema e al museo Arken (programmazione 2017)
- 17 Febbraio 2016
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Dopo aver visitato l'esposizione temporanea al Museo Arken a Ishøj, iniziata lo scorso 7 novembre, e dopo aver visto il film inglese The Danish Girl (Den Danske Pige in Danimarca), disponibile nelle sale dallo scorso 4 febbraio, voglio dedicare uno spazio di questo blog all'artista danese Gerda Maria Frederikke Gottlieb (meglio conosciuta come Gerda Wegener), alle sue opere, e alla sua vita.
Gerda Wegener nasce nel 1885 a Hammelev, un paesino che si trova nello Jutland meridionale. All'età di 17 anni inizia a studiare alla Scuola d'Arte per donne dell'Accademia Reale Danese di Belle Arti sotto l'insegnamento del pittore Viggo Johansen. Fin dagli inizi, Wegener si dedica alla realizzazione di disegni e illustrazioni che ci raccontano della sua predilezione nel ritrarre la bellezza femminile. La protagonista in assoluto è infatti la donna: la dea Venere che fluttua su una conchiglia; le sirene presso la riva del mare; le bagnanti che godono della spiaggia; le ragazze parigine vestite alla moda, le cui eleganti calzature, rifinite nei loro dettagli, intrappolano l'occhio dell'osservatore.
La Nascita di Venere, 1908, acquarello e inchiostro su carta
Due sirene, 1918, acquarello e inchiostro su carta
Bagnante sbatte asciugamano, 1917, illustrazione colorata a mano con acquarello
Ragazza di fronte all'Opera Garnier, Parigi, 1918, matita, acquarello e guazzo su carta, dettaglio
Anche nei ritratti successivi è la bellezza femminile a governare lo spazio pittorico. La donna che Wegener ritrae è giovane, bella, si veste con gusto e proviene dalla città. Come scrive la curatrice della mostra, Andrea Rygg Karberg, "le donne di Gerda non sono solo l'oggetto del desiderio maschile, ma sono soggetti che desiderano sé stesse. Sono donne che seducono gli uomini, che si seducono tra di loro, e che seducono, l'occhio dell'osservatore".
Ulla Poulsen, 1927, olio su tela
Un giorno d'estate, 1927, olio su tela
Gerda Wegener non è un'artista molto conosciuta e le sue opere non sono visibili nelle collezioni permanenti dei musei danesi d'arte. La sua produzione artistica è sopravvissuta negli anni grazie a collezionisti privati danesi ed esteri che hanno saputo apprezzarne bellezza, eleganza e raffinatezza. Come si spiega il fatto che nella Galleria Nazionale d'Arte, il museo d'arte più rappresentativo per la storia dell'arte danese e internazionale a Copenaghen, non ci sia nemmeno una delle sue opere? Al suo tempo Wegener venne giudicata un'artista simbolista, e la Galleria Nazionale, al tempo Museo d'Arte, non acquistava opere di questo genere. Il gusto del tempo prediligeva il Naturalismo e il Realismo. Nel 1907 il ritratto di Ellen von Kohl con cui Wegener si presenta, non viene accettato né a Charlottenborg, né al Den Frie Udstilling, poiché considerato plagio dell'arte passata. Una sconfitta che porta ad un acceso dibattito nel giornale Politiken tra i sostenitori del realismo/naturalismo e quelli del simbolismo.
Ritratto di Ellen von Kohl, 1906
Nel 1904 l'artista sposa Einar Wegener, un pittore di paesaggi conosciuto durante gli anni dell'Accademia. Einar rivela fin da subito la sua femminilità mostrando compiacimento nell'indossare vestiti da donna e dispiacere/disapprovazione per il corpo che gli appartiene. Grazie al supporto incondizionato della moglie, Einar mette a nudo la sua vera identità che vede presto conferma in Lili (la donna in Einar). Gerda e Einar creano nell'arte una sorta di stanza libera dove Lili possa vivere la sua identità di donna. Nella vita privata, Lili può quindi essere liberamente sé stessa per mezzo dell'arte, e nella vita pubblica, utilizza una maschera per farlo. Sia nell'arte che nella vita privata, Gerda e Einar sono profondamente affascinati dai giochi teatrali di cambio di identità attraverso l'uso del trucco, di costumi e maschere. Sono varie le opere in cui Gerda Wegener ci mostra le feste della Parigi dell'inizio del 1900 a cui partecipava insieme a Lili. Copenaghen è però una realtà minuta e ancora provinciale, quindi nel 1912 la coppia si trasferisce a Parigi, dove ha maggiore libertà di espressione.
Lili al Carnevale a Parigi, 1928, matita, acquarello e guazzo su carta
Oltre ad essere la compagna di Gerda, Lili è la prima persona al mondo, o una delle prime, ad essersi sottoposta a un intervento di riassegnazione sessuale. Iniziò negli anni '30 del 1900 presso l'Istituto Magnus Hirschfeld a Berlino e poi a Dresda. Ma, come anticipato qualche riga sopra, Lili esiste già dagli inizi della relazione di coppia. Lili esiste anche prima di ottenere un corpo interamente femminile ed è la modella preferita di Gerda. Nelle sue tele vediamo Lili nelle vesti di molteplici donne, e la vediamo personificare ruoli diversi di donna: intellettuale e pensierosa distesa sul letto con un libro in mano; giocosa e viziosa seduta al tavolo da gioco, con carte in mano e sigaretta in bocca; misteriosa e provocatrice nella sua nudità, seduta su una sedia rococò. La rappresentazione di Lili nuda sulla sedia rococò rimanda alla tradizione orientalista dove il corpo femminile è l'oggetto erotico del dipinto. Lili appare quale odalisca alla maniera della Grand Odalisque di Ingres. Ma perché Gerda ci fa vedere Lili di spalle? Evidentemente è l'unico modo per rappresentare nella sua nudità una Lili non ancora in possesso del corpo desiderato, ma è anche un modo per dirci che non è affar nostro sapere né vedere cosa c'è dall'altra parte!
Lili, La siesta, 1922, matita e acquarello su carta
Lili, Regina di cuori, 1928, olio su tela
Lili, Caldo estivo, 1924, olio su tela
Sono invece poche le opere di Einar in cui appare Lili: lui non vuole più essere l'uomo pittore che era un tempo, vuole una nuova identità, anche a livello professionale, e quindi smette di dipingere. Nel 1931 Gerda sposa l'italiano Fernando Porta e si stabilisce in Marocco (dove risiede fino al divorzio cinque anni più tardi) e lo stesso anno Lili muore a causa dell'ultimo intervento subito. I dipinti del periodo in Marocco ci mostrano le differenze tra le donne marocchine, appartenenti ad un ruolo di genere più tradizionale, e i Garçonnes parigini, quelle donne dai capelli corti e dai modi mascolini, che Gerda amava ritrarre.
Inevitabile è per me il riferimento ad un altra grande artista nel quadro dell'Art Déco. Si tratta di Tamara de Lempicka, la cui mostra ho visitato a Palazzo Forti a Verona lo scorso gennaio. Trovo la vita personale e professionale delle due artiste incrociarsi in vari punti:
- Entrambe affrontano la tematica femminista ritraendo la donna, quale protagonista delle loro tele. In entrambi i casi si tratta di donne belle e con una forte personalità, che sono fonte di estrema sensualità – tenete in considerazione che la percezione della sensualità e dell'erotismo era diversa a quel tempo, e quindi alcune tele che oggi possono sembrarci non sensuali, lo erano.
- La produzione artistica di entrambe – gli oli su tela e la vasta gamma di disegni e acquarelli – è sopravvissuta grazie a collezionisti privati.
- Nella loro tecnica è visibile un certo virtuosismo pittorico che si concentra sulla realizzazione delle mani. Sono mani affusolate, di donne colte e ben educate.
- L'opera artistica di entrambe suscita l'interesse dello stato francese: nel 1925 la Francia compra tre opere di Gerda Wegener, un successo per un'artista straniera al tempo; nel 1932 il Centre Pompidou acquista La ragazza in verde di Tamara de Lempicka.
- Entrambe le artiste rivelano un interesse per il mondo della moda.
- Tamara de Lempicka e Gerda Wegener vivono una sessualità non univoca. L'artista polacca è bisessuale dichiarata e ritrae nelle sue opere coppie di lesbiche, modelle e donne da lei desiderate. L'artista danese è altrettanto bisessuale, e testimonianza ne è la totale accettazione del cambiamento di identità del marito.
Gerda Wegener, Ragazza e carlino in automobile, 1927, illustrazione
Tamara de Lempicka, Autoritratto in bugatti verde, 1925
Come menzionato all'inizio di questo articolo, la storia di Gerda e Lili è stata utilizzata da Tom Hooper per la realizzazione del film The Danish Girl. Il film è per alcuni aspetti basato sulla storia vera della coppia, per altri adattato al romanzo omonimo del 2000 di David Ebershoff in un'interpretazione personale del regista. Oltre al fatto che e a Vejle non ci sono le montagne – la Danimarca è la pianura più piana che esista: la collina più alta non arriva neanche a 150 metri – l'incongruenza più grande (non intendo dire che il regista non sia legittimato a proporre una rivisitazione di una storia vera) è che nella vita reale Gerda ed Einar sono consapevoli da sempre della loro sessualità (Gerda è apertamente bisessuale, Einar ha una spiccata tendenza femminile) e si accettano reciprocamente, mentre nel film la femminilità di Einar è un lungo processo di trasformazione che trova la comprensione di Gerda solo verso la fine.
Tom Hooper ci fa credere che sia Gerda, con il suo pennello e la sua immaginazione, a creare il personaggio di Lili, e che Einar ci si ritrovi inevitabilmente in esso, ma come afferma Eddie Redmayne nel film, Lili è sempre esistita. Nonostante ciò il film prende in considerazione molti aspetti della vita reale della coppia, come per esempio la difficoltà di essere accettati a Copenaghen (la maggior parte degli esperti, medici e legali, che la coppia consulta ritengono Einar uno psicopatico, tanto che rischia di essere internato per schizofrenia); il trasferimento a Parigi dove possono vivere una relazione più libera; l'amore per le maschere e i giochi di cambio d'identità; la difficoltà per Gerda di sfondare nel mondo pittorico danese, e via dicendo.
Scena dal film The Danish Girl
Eddie Redmayne e Alicia Vikander sono riusciti, attraverso la loro meravigliosa interpretazione a trasmettermi, come ha fatto d'altronde l'esposizione all'Arken, che non esiste sesso quando c'è amore, non esiste genere quando si ama. Quella di Gerda e Lili è una storia di estremo coraggio e amore incondizionato, e quando l'amore è tra anime, e non tra corpi, è eterno.
Lili e Gerda, Verso Anacapri, 1922, olio su tela
Correte al cinema a vedere The Danish Girl, se non l'avete già fatto, e raccontatemi le vostre impressioni. Chi si trova a Copenaghen nei prossimi mesi non esiti a contattarmi per una visita guidata nel Museo Arken. La mostra di Gerda Wegener sarà disponibile fino all'8 gennaio 2017.