Sudore, lacrime e il mare: così visse Karen Blixen tra Kenya e Danimarca
- 01 Giugno 2015
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In questo ultimo giorno di maggio il cielo è bianco come fosse tutto una nuvola, il vento soffia e la pioggia continua a scendere. Chissà se fu questo il tempo che accolse Karen Blixen quando tornò in Danimarca dopo aver trascorso quasi diciassette anni in Africa. Chissà di che colore era il cielo danese quando lei ritornò a vivere nella sua casa natale. Quanta nostalgia delle sfumature e dei paesaggi africani deve aver provato...
Reduce da un tour, che ha compreso anche la visita al museo dedicato a Karen Blixen, dove ho guidato venti romani alla scoperta del nord della Zelanda, e reduce dal film Out of Africa (1985), mi è venuta voglia di scrivere un po' su Kare Blixen. In 150 minuti Sidney Pollack ci mostra una donna rispettosa, elegante e coraggiosa. Una Meryl Streep fantastica (vincitrice del premo Blixen dall'accademia di lettere danese nel 1993) che ha addirittura studiato la pronuncia inglese di una madrelingua danese. L'ho notato subito, appena il film è iniziato. Poi non ci ho fatto più caso perché mi sono abituata alla sua voce, ma l'attrice è davvero riuscita ad imitare la cantilena dei danesi quando parlano l'inglese. Seppur oggi giorno i danesi parlino bene l'inglese, si distinguono per un marcata "danesizzazione" dei suoni (leggi anche "Lasciatemi imparare il danese!"). E così era anche per Karen Blixen, quando dal 1914 si trovò a parlare solamente inglese nell'Africa britannica dell'est, quella che poi sarebbe diventata lo stato indipendente del Kenya.
La casa natale di Blixen era, alla fine del 1600, una locanda con stalla. Lì alloggiò, tra gli altri, il poeta drammatico Johannes Ewald, tanto che lo studio visitabile, in quello che oggi è il museo, e la collinetta ai piedi della quale fu sepolta Blixen, sono a lui intitolati. La locanda chiuse nei primi anni del 1800. L'edificio venne poi utilizzato per scopi agricoli fino a quando, nel 1879, l'ufficiale Wilhelm Dinesen lo comprò e cominciò a viverci. Qualche tempo dopo in compagnia della moglie Ingeborg Westenholz e qualche anno dopo ancora con la nuova arrivata. Wilhelm si suicidò nel 1895 lasciando la piccola Blixen di soli dieci anni. La ragazzina soffrì enormemente la perdita del padre, anche perché non ci fu nessuna figura maschile a sostituirlo, se non molti anni più tardi...
L'ambiente femminile in cui Blixen visse fin da piccola influenzò molto la sua tendenza ad affrontare in scrittura l'oppressione della libertà e dell'indipendenza della donna nella società patriarcale.
Quando Blixen si trasferì in Africa lo fece col cugino e futuro marito Bror von Blixen-Finecke con cui aveva l'obbiettivo di acquistare una fattoria. Iniziarono una piantagione di caffè vicino a Nairobi. L'avventura non fu facile: lo scoppio della prima guerra mondiale provocò una carenza di lavoratori e di forniture dalle aziende. Nel 1917 gli inglesi vietarono l'importazione del caffè e nel periodo 1915-18 la zona fu anche colpita da una peste di bestiame e da una grave siccità (leggi anche "Desperate for coffee"). I continui viaggi del barone svedese Bror non concorsero certo al benestare di Blixen, che si sentiva spesso molto sola. Quando le fu diagnosticata la sifilide, tornò in Danimarca. Fu curata con trattamenti al mercurio che le provocarono attacchi di dolore intenso per tutta la vita. Scrisse anni dopo, in una delle sue opere principali:
He said: "I know of a cure for everything: salt water."
"Salt water?" I asked him.
"Yes," he said, "in one way or the other. Sweat, or tears, or the salt sea."
Dopo le cure, tornò in Africa dove rincontrò il marito. Il loro matrimonio andò sempre più scemando e nel 1918 Blixen incontrò il cacciatore, nonché capo del safari, Denys George Finch Hatton. Tra loro nacque un'appassionante storia d'amore e nel 1921 Blixen ottenne il divorzio dal marito. La relazione con Finch Hatton andò sciogliendosi a causa delle diverse idee rispetto all'eventualità di sposarsi e nel 1931, poco prima del ritorno di Blixen in Danimarca, Finch Hatton rimase ucciso in un incidente aereo.
Nel 1931, triste e in bancarotta, Blixen tornò a vivere con la madre nella casa natale, dove cominciò a dedicarsi alla scrittura delle storie che per anni aveva avuto in mente. Tra le sue opere, Sette Storie Gotiche, un genere sconosciuto in Danimarca in cui Blixen inscrisse la prospettiva di una donna moderna, e La mia Africa, romanzo autobiografico pubblicato per la prima volta nel 1937.
La sua casa a Rungstedlund è aperta al pubblico dal 1991 grazie alle entrate provenienti dalla trasposizione cinematografica del suo famoso romanzo. L'edificio è stato ristrutturato da Povl Vilhelm Wohlert, uno degli architetti che si è tra l'altro occupato del progetto del museo Louisiana. Nel museo dedicato a Blixen sono oggi visitabili le sue stanze private al piano terra (la camera verde, la galleria pittorica, la sala da pranzo, il soggiorno e lo studio) e il boschetto nonché santuario ornitologico di cui la scrittrice promosse la realizzazione chiedendo una corona a ciascun ascoltatore durante le sue trasmissioni radio. Blixen è sepolta sotto un grande faggio in questo parco che si estende dietro la sua casa.
Consiglio a tutti gli appassionati di letteratura e di natura di includere una visita al museo. Non è forse uno dei luoghi prioritari a Copenaghen, soprattutto se ci si ferma solo qualche giorno, ma potrebbe essere combinato con la visita di altri musei (es. Museo Louisiana o La collezione pittorica di Nivaagaard) o dei castelli (es. Castello di Kronborg, Castello di Frederiksborg) che sono proprio nella stessa direzione. Il museo si trova sulla così chiamata "strada della spiaggia", che si affaccia per tutta la sua lunghezza sullo stretto dell'Øresund. Non vi mancherà quindi una vista meravigliosa sul mare.
Per informazioni sulla possibilità di un tour guidato, non esitate a contattarmi, altrimenti, buona visita individuale oppure buona visione del film!